Lo scenario a W è quello preferito dal professor Nouriel Roubini nell'ultimo
sul articolo apparso su Forbes. Ma il rischio per il 2010 si chiama
deflazione.
Le economie stanno reagendo in modo positivo agli stimoli governativi,
generosi e voluminosi, ma questo non riuscirà a sanare lo scenario recessivo
da qui a fine anno. Le previsioni sono per un PIL 2009 a -2% con un recupero
nel 2010 pari al 2-3%, con un conseguente recupero del prezzo delle materie
prime.
In questo scenario la Cina acquisterà sempre più importanza ma non riuscirà
a prendere la postazione di comando. A comandare ci saranno sempre loro, gli
Stati Uniti. E di conseguenza due sono gli elementi da tenere in salda
considerazione per il futuro, due sono gli indicatori che ci forniranno i
dati essenziali per capire come e quando saremo veramente fuori dalla
recessione e si tornerà a crescere dignitosamente. E questi due elementi
sono (indovinate un po'? ndr) il tasso disoccupazione e consumi.
Tasso di disoccupazione che però rischia di arrivare all'11% l'anno
prossimo, con conseguente riflesso sui consumi. Se l'americano perde o
rischia di perdere il lavoro, non solo consumerà di meno, ma incrementerà la
percentuale di risparmio.
Se poi a questi elementi, andiamo a sommare l'eccesso di capacità produttiva
e la saturazione del mercato dei beni, si capisce che il rischio maggiore
per l'economia, l'anno prossimo, potrebbe non essere l'inflazione, come
spesso si è detto, bensì la deflazione.
La deflazione che non è nient'altro che l'inverso dell'inflazione.
Cos'è la deflazione?
La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè
un freno nella spesa di consumatori e aziende, i quali poi attendono
ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le imprese, non
riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano
di collocarli a prezzi inferiori.
La riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, anch'essi
generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di
ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l'acquisto di beni
e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso
al credito.
Gli effetti negativi della deflazione tendono a diffondersi nell'economia,
provocando una situazione di depressione economica. Lede quelle fasce di
lavoratori che si vedono ridotto il reddito a seguito della riduzione dei
salari.
Come potete ben capire quindi, la deflazione metterebbe a rischio lo
scenario di crescita economica, rendendo sempre più realistico lo scenario
ad L o di tipo giapponese. Questo è il rischio più grande, secondo Roubini,
ma la realtà dei fatti, ad oggi, ci porta orientativamente non ad uno
scenario "L-shaped" ma a W, questo perché non tutti i problemi sono stati
risolti, ma perlomeno, il rischio di un collasso globale dell'economia
sembra defilarsi.
E sulle borse?
In merito ai mercati azionari, bisogna fare molta attenzione, in quanto,
secondo Nouriel Roubini, buona parte dei rally a cui abbiamo assistito fanno
parte degli effetti della massiccia dose di liquidità potenzialmente
presente sul mercato ma assolutamente non circolante (altrimenti
l'inflazione
sarebbe protagonista, ndr), e proprio questa liquidità potrebbe diventare un
elemento destabilizzante se non controllata , nel lungo periodo.
Sul sistema bancario
In merito al sistema bancario, Roubini dice che molto è stato fatto, ma non
tutto è risolto. In particolar modo in Europa, dove la leva finanziaria è
ancora molto presente e il risanamento bancario è sicuramente meno avanzato,
rispetto a quello americano, senza poi dimenticare gli effetti
sull'esposizione
all'Europa dell'Est, esposizione che potrebbe portare non pochi problemi nel
medio periodo.
Conclusioni
Sarà molto interessante vedere gli utili delle società nei prossimi mesi a
venire, soprattutto sarà interessante stabilire se i tassi di crescita
previsti saranno mantenuti , oppure se ci sarà una nuova contrazione. E
questo scenario, secondo Nouriel Roubini, sarà decisamente possibile.
Quindi, rischio concreto di correzione non solo sul mercato azionario,
salito troppo in fretta e senza basi fondamentali solide, ma anche per i
titoli corporate societari, con un graduale ritorno dell'aumento del rischio
finanziario.
Il ritorno alla normalità è quindi remoto, la strada da percorrere sarà
ricca di insidie e di problematiche e prima di poter dire di essere
definitivamente dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni, ci
vorrà ancora molto tempo. Scenario a W, per il professore. E se così sarà,
oggi abbiamo solo visto la prima parte, la V, manca la seconda parte, con
tonfo correttivo allegato.
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